Nel panorama della cosiddetta “filosofia continentale”, come gli anglosassoni definiscono il pensiero di tradizione europea, l’etica applicata ha una risonanza limitata. Ad eccezione della bioetica, di cui nel nostro continente si discute e si scrive parecchio, sono pochi gli studi concernenti l’applicazione della filosofia morale a campi specifici. Tra questi vi sono le singole categorie professionali (ingegneria, architettura, medicina, ecc.), l’ambiente e le imprese. Sembra strano che il continente che ha dato i natali a Marx e alla Scuola di Francoforte si occupi limitatamente di etica economica. In realtà, è bene precisare che la filosofia continentale non ha dimenticato la lezione marxiana, tanto che le stesse teorie critiche del capitalismo si basano sull’idea che i rapporti di produzione costituiscano le basi del reale. Non mancano nemmeno scritti concernenti il lavoro in generale. Vi sono recenti studi, tra cui i contributi di Come la vita si mette al lavoro. Forme di dominio nella società neoliberale (Quaderno di “Edizione” a cura di B. Bonato, Mimesis 2010), nei quali, facendo riferimento a Derrida, Foucault e, in generale, ai Critical Management Studies, vengono messe in evidenza le peculiarità del capitalismo neoliberale, per poi essere sottoposte a un forte vaglio critico.… ... continua a leggere
Informazione su sloterdijk
Don Pancino va in Svizzera
di Enrico Petris
C’è un passo di Petrolio in cui Pasolini si chiede se negli anni Sessanta (del Novecento) c’erano già le spie e i provocatori in Italia. La risposta che si dà subito dopo è sicuramente sì, c’erano già i provocatori e le spie in quegli anni, quelli in cui ambientò una parte del suo romanzo postumo. Quella di Pasolini era una domanda chiaramente retorica, gli serviva per mettere il lettore sull’avviso dell’ambiente che stava descrivendo: quello delle spie, dei servizi segreti e del neofascismo che stava rialzando la testa ben prima della contestazione studentesca e di piazza Fontana. Ordine nuovo e Avanguardia nazionale c’erano già, e nel maggio del 1965 il convegno del Pollio si occuperà di fare il punto della situazione e di rilanciare la posta. Quel neofascismo degli anni Cinquanta e Sessanta aveva un legame culturale con quello di Salò in Julius Evola, agente della sezione più segreta e specializzata del Sicherheitdienst durante la guerra.
Se con la stessa finta ingenuità di Pasolini oggi ci chiedessimo non se sono esistite le spie in qualche tempo, ci sono da sempre, ma se esse si possono ritrovare in tutte le categorie sociali, e non solo in quelle che … ... continua a leggere
Agostino e Amleto. Suggerimenti per un’analisi esistenziale. Intervento di Giuseppe Bevilacqua
Colloqui sull’individuo 6. Il soggetto allo specchio 12 giugno 2016
Giuseppe Bevilacqua, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, Roma.
Queste pagine riportano in forma scritta l’intervento del 12 giugno al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, con alcune modifiche non sostanziali. Grazie per l’attenzione a chi leggerà questo scritto e per l’accoglienza che vorrà dare a un contributo che non ha pretese scientifiche: è frutto di una competenza nel campo del teatro e della drammaturgia insieme a un antico amore per Agostino.
Il mio intervento vuole solo suggerire un possibile incrocio di competenze tra studi, aprendo una possibile interpretazione, non certo sostituirsi a quanti, tra storici, teologi, filosofi, hanno dedicato la propria vita allo studio metodico di queste due grandi figure. A loro il mio ammirato rispetto e le mie scuse se, senza saperlo, ho potuto dire cose già da loro dette con ben maggiore strutturazione e legittimità della mia.
Roma, 6 Luglio 2016
Una introduzione
Che cosa può unire questi due personaggi così distanti tra di loro?
Prendendo sul serio l’affermazione di F. Nietzsche secondo cui “ogni grande filosofia è sostanzialmente un’autobiografia” (Al di là del bene e del male), e pensando al testo Le … ... continua a leggere
Agostino allo specchio. Intervento di Pier Luigi D’Eredità
Colloqui sull’individuo 6. Il soggetto allo specchio 12 giugno 2016
- Agostino è un autore famoso certamente per le “Confessioni” ma che in effetti andrebbe letto in modo organico. Si tratta di un autore fra i più prolifici della storia. Le sole opere principali sono 96 ma se ne contano oltre 300.
- La prima questione che andrebbe affrontata riguarda ovviamente il legame di Agostino con il Cristianesimo che non è di tipo poi così scontato. Agostino Trapè, il massimo curatore delle “Confessioni”, ha sostenuto che “Non è Agostino che si rispecchia nel Cristianesimo ma dopo di lui è il cristianesimo che si rispecchia in Agostino”. In questa conversazione cercheremo di vedere quanto, specialmente con la sensibilità dei nostri tempi, tale osservazione possa costituire una buona indicazione di lettura della concezione agostiniana della coscienza.
- L’espressione “Confessio”, da cum-loquor fa esplicito riferimento a un discorso con qualcuno; ma presa così l’affermazione è superficiale. Ad un’analisi più attenta al cum piuttosto che al loquor, ci si accorge che le “Confessioni” sono sia un monologo sia un soliloquio. La differenza è essenziale sia in Teatro sia in generale nella letteratura.
- Come si intrecciano la dimensione monologica e quella del soliloquio è uno degli aspetti
INDIVIDUI E PERSONE Intervento di Claudio Freschi
Intervento a Colloqui sull’individuo 5 22 maggio 2016
Il «bene comune di persone umane» come autentico fine della società secondo J. Maritain: fondamenti, recezioni e risvolti attuali.
di Claudio Freschi
Ascoltate le considerazioni di Luca Grion sul concetto maritainiano di persona vediamo, anche alla luce del testo ora letto, qual è la prospettiva di Jacques Maritain sul bene comune, su quali presupposti si fonda, quali obiezioni sono state mosse in proposito, quali risposte date a queste obiezioni, quale rilevanza può ancora avere la formula del «bene comune di persone umane», e in particolare la critica maritainiana dei riduzionismi, rispetto ad alcune contraddizioni del rapporto individuo/società nell’era globale e agli attuali orizzonti di comprensione di tale problematica.
Con Aristotele e Tommaso d’Aquino Maritain afferma il carattere essenzialmente sociale della persona, che esige di essere membro di una società anche in ragione dei bisogni che derivano dalla sua individualità materiale, ma in primo luogo in virtù delle perfezioni stesse che le sono proprie, della sua specifica vocazione alla conoscenza e all’amore.
Ne deriva una mutua implicazione delle nozioni di persona e bene comune e, così, la tesi del «bene comune di persone umane» come autentico fine della società. Il bene comune … ... continua a leggere
CONDIVIDERE IL CONFINE Résumé dell’intervento di Bruno Moroncini
Colloqui sull’individuo 4. 17 aprile 2016
CONDIVIDERE IL CONFINE
Résumé dell’intervento di Bruno Moroncini
Nel suo libro La Comunità e l’invenzione (Cronopio, Napoli 2001) Bruno Moroncini aveva ampiamente trattato del senso politico assunto, in Nancy, dallo spostamento dal lessico dell’individuo a quello della singolarità. La sua riflessione, nell’intervento del 17 aprile, è dunque ripartita dai nodi politici che il lavoro di Nancy, e specificamente Essere singolare plurale, sollevano senza riuscire a risolverli in modo del tutto convincente.
Moroncini ha esordito commentando la felice scelta del titolo del colloquio e la sua sorprendente, terribile attualità: Condividere il confine. In tempi di muri in Europa, che puntano a rendere i confini nuovamente invalicabili, è proprio la peculiare condivisibilità del confine – il suo essere il limite tra un dentro e un fuori, specularmente assegnati ai confinanti – a venire negata. Ma non a caso, mentre si rialzano i muri, risuscita il mito della comunità: protettiva nei confronti dei suoi membri, in cui si incarnerebbe l’essenza comunitaria, essa diviene difensiva e aggressiva verso lo straniero, o meglio l’estraneo, da cui arriva la minaccia contaminatrice. Siamo come sbalzati all’indietro, nel cuore del XX secolo, quando la vertigine comunitaria travolse la civiltà europea consegnandola … ... continua a leggere
CONDIVIDERE IL CONFINE Intervento di Beatrice Bonato
Colloqui sull’individuo 4. 17 aprile 2016
CONDIVIDERE IL CONFINE
Un’eccezione così comune. Intervento di Beatrice Bonato
Jean-Luc Nancy è un filosofo di cui cogliamo in modo sempre più chiaro l’importanza e la statura. Da alcuni decenni sulla scena filosofica europea, ben conosciuto in Italia dove è spesso ospite di convegni e manifestazioni, egli è stato una presenza forte nel dibattito filosofico sul tema della comunità, in cui sono intervenuti Alain Badiou, Giorgio Agamben, Roberto Esposito, lo stesso Bruno Moroncini. Un fitto dialogo e un confronto complesso, anche polemico, si svolge nei libri di Nancy con la filosofia francese della seconda metà del Novecento, da Bataille a Lacan a Blanchot. Resta fondamentale il rapporto con Derrida, suo maestro – sebbene solo di dieci anni più vecchio – e soprattutto suo amico.
Essere singolare plurale, l’opera da cui sono tratte le pagine lette nell’incontro dello scorso 17 aprile, esce in Francia nel 1996. Senza essere uno spartiacque, è tuttavia un lavoro che si colloca, con altri, in un momento di svolta rispetto ai testi degli anni precedenti, dominati dal tema della comunità. Il saggio La comunità inoperosa (1983, poi ampliato nel 1986, Cronopio, Napoli 1992), scritto, nella seconda versione, in … ... continua a leggere
LA DIFFERENZA INDIVIDUALE Intervento di Brunello Lotti
Colloqui sull’individuo 2. 21 febbraio 2016
Intervento di Brunello Lotti
La teoria della sostanza individuale nel Discorso di Metafisica di Leibniz
(Il testo, che ha semplice funzione introduttiva, riporta con gli opportuni aggiustamenti i contenuti del mio intervento in occasione dell’incontro su “La differenza individuale: Brunello Lotti e Francesca Scaramuzza dialogano sul Discorso di Metafisica di Leibniz”, tenutosi a Udine il 21 febbraio 2016, all’interno del ciclo “Filosofia in Città – Colloqui sull’individuo”. continua… ... continua a leggere
La teoria della sostanza individuale in Leibniz. Intervento di Brunello Lotti
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Brunello Lotti
La teoria della sostanza individuale nel Discorso di Metafisica di Leibniz
(Il testo, che ha semplice funzione introduttiva, riporta con gli opportuni aggiustamenti i contenuti del mio intervento in occasione dell’incontro su “La differenza individuale: Brunello Lotti e Francesca Scaramuzza dialogano sul Discorso di Metafisica di Leibniz”, tenutosi a Udine il 21 febbraio 2016, all’interno del ciclo “Filosofia in Città – Colloqui sull’individuo”.
LA DIFFERENZA INDIVIDUALE Intervento di Francesca Scaramuzza
Colloqui sull’individuo 2. 21 Febbraio 2016
LA DIFFERENZA INDIVIDUALE
Intervento di Francesca Scaramuzza
Commento al §XIII
La definizione della sostanza individuale come nozione completa è il punto di arrivo di una riflessione ormai matura, che stringe in un unico plesso tre differenti interessi del giovane Leibniz: quello teologico, quello logico e quello metafisico.
Nel testo che abbiamo letto, il §XIII del Discorso di Metafisica, la definizione logica della sostanza individuale è avanzata per risolvere il problema della predestinazione e della grazia, ma nel corso dell’opera sarà chiamata a innervare anche altre dimensioni, fornendo una spiegazione sia alla natura della conoscenza che a quella dei corpi.
Seguendo il principio del massimo risultato con il minimo dei mezzi, Leibniz cerca di donare, con una semplice ma potente definizione logica, soluzione a problemi diversi, ma questo tentativo crea una tensione dentro al testo del Discorso ben testimoniata dall’epistolario con Arnauld. Se la definizione logica della sostanza individuale si armonizza con la spiegazione della natura della conoscenza e della natura dei corpi, sono queste due che non si accordano fra loro.
Le disarmonie e le sconnessioni interne al pensiero di Leibniz sono state diversamente interpretate. Senza ripercorrere una storia delle letture di Leibniz, … ... continua a leggere