FILOSOFIA IN CITTA': Che cosa significa pensare?
Domenica 23 aprile, ore 11. Salone del Parlamento del Castello di Udine
Spazi sperimentali
CLAUDIO TONDO, MARIA GIOVANNA ZAMPA dialogano su filosofia e virtuale. Ascolto musicale a cura di PAOLO ZAVAGNA. Immagini scelte da Claudio Tondo. Modera Beatrice Bonato
abstract dell'intervento di Claudio Tondo
Mentre trasforma in modo radicale l’ambiente umano, l’evoluzione delle tecnologie informatico-digitali alimenta e rinnova una quantità di studi antropologici, sociologici, psicologici, generando nuovi campi disciplinari e disegnando un vero e proprio paradigma culturale. L’era digitale ha inaugurato modificazioni delle modalità percettive, degli schemi d’azione corporei, delle strutture relazionali. Va da sé che le “psicotecnologie”, come accadde per la scrittura, entrino dunque in un rapporto complesso con il pensiero razionale, e con il pensiero filosofico in particolare. Un’indagine approfondita sul virtuale, per esempio, non porta solo a rimettere in campo le classiche domande sul concetto di realtà e sullo statuto dell’immagine. Essa fa emergere, secondo alcuni, la dinamica della razionalità allo stato puro:
dietro l’immagine sintetica non c’è che il codice numerico che la produce, fuori da qualsiasi mimesis di realtà. L’autoreferenzialità dell’algoritmo, o meglio l’assenza di referenzialità, sarebbe dunque il senso filosofico che possiamo estrarre dalla rivoluzione informatica. Ma, nel momento in cui ci domandiamo quale posizione assumere davanti a questo dato, e posto che diamo a un tale domandare una valenza filosofica, ammettiamo che il pensiero filosofico non sia riducibile al codice. Continuiamo, insomma, a identificare il pensiero filosofico con una disposizione critica e con una ricerca di consapevolezza riflessiva che si distinguono, in qualche modo, dalla competenza logico-razionale. Cos’è il virtuale agli occhi della filosofia? E se ci chiedessimo: cosa diventa la filosofia nell’epoca del virtuale?