Summer School 2017. Articolo di Elena Toso, 5°E del Liceo Copernico, Udine)

CRISI DELLA DEMOCRAZIA ED ECONOMIA

La seguente relazione verterà sul tema trattato dalla prof.ssa Ilaria Possenti (docente di filosofia politica dell’Università di Verona) nel seminario dal titolo:  Ripensare la libertà. La crisi della democrazia tra economia e politica.

Verranno brevemente analizzati qui i concetti di democrazia ed economia all’interno della storia, per riuscire a comprendere la loro relazione e come questa abbia potuto portare all’odierna crisi democratica dell’occidente.

Oltre a Platone ed Aristotele, verranno citati gli scritti di Karl Polanyi (Economie primitive, arcaiche e moderne, Einaudi), e di Moses Finley (La democrazia degli antichi e dei moderni, Mondadori), autori a cui la Possenti ha fatto maggior riferimento nella sua trattazione.

Ilaria Possenti introduce la questione con una domanda: è ancora possibile parlare di democrazia e libertà quando la vita della “polis” si svolge sul mercato e per il mercato?

Analizziamola: il termine “polis” ci rimanda alla Grecia antica, in particolar modo ad Atene (polis per eccellenza). E’ qui che nasce (tra il VI ed il V sec. a.C.)  la democrazia, che vede l’attiva partecipazione degli ateniesi al governo della città, e che si configura, quindi, come una democrazia partecipativa. Era indispensabile che il singolo si interessasse della “cosa pubblica”  e che si mettesse in discussione con gli altri, infatti le decisioni che si prendevano nell’Agorà andavano ad influire direttamente sulla sua vita. Tale singolo, quindi, non era un semplice individuo, dedito esclusivamente all’amministrazione delle sue proprietà, ma era un cittadino, ed il suo essere cittadino era strettamente connesso alla partecipazione politica. Pericle afferma in un’orazione funebre: “… Consideriamo chiunque non partecipa alla vita del cittadino non come uno che bada ai propri affari ma come un individuo inutile.” [Finley, ibidem¹].

Già all’epoca, però, vi erano coloro che non condividevano tali principi: Platone in primis “era completamente contrario al governo popolare” [¹]. Chi doveva stare nell’Agorà, secondo lui, era un élite di filosofi, gli unici davvero in grado di puntare al bene comune, in quanto essi soli sapevano cosa realmente fosse. Egli quindi sosteneva l’ipotesi di un governo oligarchico.