Seminari autunnali

seminari autunnali della sezione Friuli Venezia Giulia della SFI, realizzati nel 2015, sono stati sia un momento di riflessione interna fra gli associati, sia un momento di comunicazione agli studenti di tematiche che per la loro attualità difficilmente trovano posto nei programmi curricolari degli istituti di istruzione superiore dove si insegna la filosofia. I seminari pertanto erano aperti alla partecipazione degli studenti e del pubblico interessato ai temi delle discussioni filosofiche.

I seminari autunnali della sezione Friuli Venezia Giulia della  SFI sono stati sia un sofmomento di riflessione interna fra gli associati, sia un momento di comunicazione agli studenti di tematiche che per la loro attualità difficilmente trovano posto nei programmi curricolari degli istituti di istruzione superiore dove si insegna la filosofia. I seminari pertanto sono stati aperti alla partecipazione degli studenti e del pubblico interessato ai temi delle discussioni filosofiche.

La novità dell’iniziativa era data dal raccordo tra le attività della Sezione FVG e la presenza sul territorio della RETE regionale per la Filosofia e gli Studi umanistici, che organizza in particolare la Summer School. Agli studenti e ai docenti di diverse scuole della regione che vi hanno partecipato è stata offerta l’opportunità di proseguire i percorsi di approfondimento avviati nei corsi della Summer School e di mantenere viva la comunità di ricerca e discussione intorno ai temi filosofici. Pur nella varietà dei temi, i quattro seminari sono stati orientati a riflettere sull’eterno problema delle due culture, come lo definiva Giulio Preti negli anni Sessanta del secolo scorso. La focalizzazione sulle tematiche del corpo in Agamben di Graziella Berto e Beatrice Bonato (il 7 ottobre) era in linea continuità con le questioni approfondite negli ultimi anni intorno alla biopolitica e al dominio neoliberale sulla vita, a Derrida e alle voci del corpo, confluite nei rispettivi quaderni di “Edizione”. Anche Claudio Tondo (il 28 ottobre) ha continuato a sviluppare il suo percorso di indagine sui cambiamenti della condizione umana e della fabbricazione dell’umano alla luce del dibattito recentissimo sulla postumanità. Enrico Petris propose (il 18 novembre) una riflessione sulle modalità di pensiero della filosofia analitica, a cui si è affiancata la presentazione, da parte di Gian Paolo Terravecchia, di una originale esperienza didattica incentrata sulla disputa argomentativa. Tiziano Sguazzero, nell’ultimo seminario in programma (il 9 dicembre), propose un confronto tra le istanze ermeneutiche e quelle analitiche nell’approccio alla questione della salute.

Qui il programma

***

La filosofia è un lavoro di copertura?

di Beatrice Bonato

sofResoconto del seminario di Enrico Petris Il mestiere di pensare secondo la filosofia analitica del 18 novembre 2015.

Se la filosofia è un mestiere, si può cominciare presentando i risultati di un’indagine su quanti siano a svolgerlo, per esempio nel nostro paese. Se il mestiere filosofico coincidesse con quello di insegnare la filosofia, tra docenti universitari e liceali il numero sarebbe piuttosto elevato. Aggiungendo un certo numero di outsiders, consulenti e intellettuali, si otterrebbe una bella legione di professionisti del mestiere di pensare. Ma è chiaro che Enrico Petris, con questo esordio ironico e apparentemente estemporaneo, non vuole semplicemente presentare una statistica, per quanto questa mossa non sia neppure solo un effetto di sorpresa. Sono forse un po’ troppi? Dal punto di vista della filosofia analitica, il criterio certamente non sarebbe significativo. Per Diego Marconi, pochi filosofi italiani esercitano davvero il mestiere di pensare, figuriamoci i semplici insegnanti! continua qui

******************************************************************

Il resoconto del seminario di Claudio Tondo su Umano e postumano del 28 ottobre 2015

sofClaudio Tondo apre il suo seminario, Umano e Postumano, facendo notare che stiamo attraversando un periodo di transizione da un modo storico o tradizionale di essere umani ad un modo di essere che si può definire postumano. Oggi viviamo ad un bivio tra vecchio e nuovo modo di concepire l’umanità. È necessario pertanto presentare una ipotesi di futuro. Stiamo vivendo una fase iniziale di un’era di sviluppo di nuove potenzialità. Allo stesso modo bisogna mettere in discussione alcune categorie della tradizione filosofica. Ibridazione è il concetto che meglio descrive la nostra situazione. Per lungo tempo abbiamo cercato di stabilire confini tra umano, animale e macchina, ora è diventato più urgente sottolineare gli elementi di connessione.Dobbiamo applicare alla tecnologia le stesse relazioni che abbiamo tenuto con il mondo animale, per lo meno quello addomesticato. Il nuovo rapporto con la tecnologia ci mette al cospetto di un nuovo modo di concepire la natura umana, ci permette di ripensare sia il corpo sia la mente. continua qui

**********************************************************************

Resoconto del seminario Attività inoperose sul libro di Giorgio Agamben L’uso dei corpi di Graziella Berto e Beatrice Bonato del 7 ottobre 2015

sofBeatrice Bonato esordisce riordinando il progetto di Agamben e mettendo opportunamente in luce il problema della doppia numerazione di Homo sacer 2.2. L’attenzione di Agamben si è concentrata sulla figura del homo sacer. Figura del diritto romano che indica la condizione dell’uomo messo al bando, ridotto a una situazione di “nuda vita”, quindi privato delle protezioni e della dignità della vita riconosciuta, il bios, e perciò uccidibile senza il pericolo di commettere omicidio. Non sacrificabile, ma uccidibile. È la condizione a cui sono stati ridotti gli ebrei e gli internati nei campi di sterminio nel Novecento.Ma è anche la condizione a cui sono ridotte le masse di esseri umani che la guerra e la fame spingono alla migrazione. Un’altra figura associabile alla nuda vita è quella dell’uomo ridotto a pura risorsa umana nel capitalismo finanziario contemporaneo. continua qui