“Sulla differenza: per una breve storia del concetto” così il docente Simone Furlani ha voluto intitolare il suo seminario, tenuto nelle due giornate del 23 e 24 settembre durante il grande incontro della Summer School 2015 a Grado, a sua volta intitolata “Identità e alterità”. Simone Furlani, docente di Filosofia e storia presso l’istituto “d’Annunzio” di Gorizia ed autore di due monografie sul pensiero di Fichte e di Hegel, ha introdotto il significato della nozione di differenza, prendendo come spunto di ragionamento i tre grandi teorici di questo ampio concetto: Fichte, Hegel ed infine Nietzsche. Partendo appunto dal primo grande filosofo romantico, è stata introdotta la nozione della coimplicazione di termini (io – non io, se – altro ..). Essa come si può comprendere dal nome, consiste nell’implicazione reciproca dei termini e ci porta a sostenere l’idea secondo la quale “per essere identici a sé, bisogna ammettere diversi da sé”. Tradotta in modo più semplice: per essere identici a sé, bisogna ammettere ciò che ci nega. Un esempio è riportato dallo stesso Fichte nella sua opera del 1800 “Lo stato commerciale chiuso”. Già dal titolo emerge questa logica doppia, la cosiddetta coimplicazione di termini. L’autore infatti esplicita nel titolo il suo pensiero secondo cui la chiusura è sempre apertura. Fichte sostiene la chiusura perché solo in questo modo ogni stato si apre con gli altri. Ritornando alla dimensione dell’io, nella proposizione “capire chi sono attraverso ciò che non sono” è inevitabile riscontrare una contraddizione. Fichte vive questa come una condizione ed attribuisce ai filosofi il compito di alleggerire tale contraddizione. Da ciò deriva la definizione di esperienza: esercizio continuo ed infinito di superare le contraddizioni e affermare nella realtà quell’unità che agisce solo a livello ideale. In sintesi quindi il concetto di differenza in Fichte è possibile definirlo come la necessità di avere l’altro per determinare noi stessi e il dovere di superare questa contraddizione pur sapendo che questo non può verificarsi nella realtà. La lezione è proseguita con l’analisi sul pensiero della differenza realizzato dal più grande esponente dell’idealismo: Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Eseguendo un piccolo confronto tra i due filosofi presentati finora, Hegel aggiunge un’implicazione alla riflessione teorizzata da Fichte. Hegel ritiene infatti che se vogliamo affermare l’io dobbiamo per forza ammettere un non-io ma questo a sua volta deve ammettere che non può affermarsi senza l’io. In vista di ciò che è stato appena dichiarato, nella semplice equazione IO = IO ci si trova necessariamente di fronte ad un’identità che è sempre anche differenza. Il concetto viene quindi da Hegel così esposto: “l’identità di identità e differenza, è differenza”. Altro noto filosofo che approfondisce ulteriormente il modo di concepire i rapporti interni alla molteplicità è Nietzsche, il quale formula un vero e proprio primato della differenza. Secondo il pensatore quando la filosofia cerca di affermare l’equazione IO = IO commette un grave errore: l’io di partenza non è mai uguale all’io d’arrivo. Il primo termine dell’equazione è diverso dal secondo per la presenza del divenire. Dunque il soggetto non è mai identico, ma è sempre qualcosa di nuovo. Per semplificare il suo pensiero, Nietzsche adotta l’esempio dell’onda marina. Essa infatti non è mai regolare/uguale, solo irrigidendola/fermandola noi possiamo “comprenderla”. Proprio nel prodotto di quel irrigidimento consiste l’uguale, che assume quindi un significato fortemente negativo. Tale teoria di Nietzsche è facilmente comprensibile anche attraverso un famoso passo tratto dal suo libro “Genealogia della morale”. Qui Nietzsche si concentra sull’affermare che noi esseri umani [siamo abbastanza sottili per scorgere il flusso dell’accadere: il permanente non esiste se non grazie ai nostri organi grossolani, ..]. L’analisi del pensiero di questi tre grandi della filosofia ha permesso agli studenti partecipanti ai due seminari di comprendere il profondo concetto della differenza. Il compito assegnato al professor Furlani non era sicuramente facile, ancor di più davanti ad un pubblico di giovani liceali. Grazie però all’approccio originale ed alternativo adottato dal docente, questo è stato possibile.
Veronica Vit
5 A Liceo Le Filandiere