L’uomo in cerca tra fede e ragione
di Fabiana Dallavalle
“Messaggero Veneto” 13062016, p. 20
Il problema delle relazioni tra ragione e fede tormentò Agostino come pensatore anche prima della sua conversione e probabilmente fu proprio da questa complessità a volte contraddittoria che poi egli costruì un percorso, seguendo il movimento interiore dello spirito, che lo avrebbe condotto a scrivere “in interiore homine habitat veritas”. “Il soggetto allo specchio”, ultimo appuntamento di “Filosofia in città. Colloqui sull’individuo”, ieri al Giovanni da Udine, ha interrogato il pubblico che gremiva il foyer del teatro, attraverso alcuni brani tratti dalle “Confessioni”, una delle opere di più sconcertante modernità che l’antichità ci abbia lasciato, nella quali l’autore davanti a Dio e al lettore, pone il ricordo della sua anima e, con una profonda umiltà, manifesta il suo vecchio e nuovo “io”. Un’opera che è la messa in scena di una vita e in cui ci si rende conto che l’uomo non ha null’altro che se stesso. I temi della fede e della ragione, della verità e del desiderio presenti nelle pagine tratte dalle “Confessioni”, con letture scelte a cura di Stefano Rizzardi, sono stati amplificati dalle riflessioni di Giuseppe Bevilacqua, direttore artistico della Prosa del teatro Nuovo, attore, regista e professore ordinario di Educazione alla voce all’Accademia Silvio D’Amico di Roma, e Pier Luigi d’Eredità, docente al liceo Marinelli di Udine, storico e filosofo, autore di “Storia dello sviluppo economico medievale” (Mimesis, 2014). L’elemento che fa riflettere è che Agostino intuì che la verità si manifesta anche nel tragitto da lei più apparentemente lontano e che l’uomo, consapevole di essere solo ha un disperato bisogno di Dio. Particolarmente suggestivo il contributo musicale (Mario Pagotto con l’Ensemble Ouessant) frutto quasi una meditazione sonora sulla concezione del tempo esposta nel paragrafo 13 dell’undicesimo capitolo delle “Confessioni”, hanno reso al meglio la tensione temporale e fallace, emotiva e propulsiva presente nella riflessione agostiniana sul tempo e l’umana fragilità. “Filosofia in citta” è stato curato da Beatrice Bonato per la sezione Fvg della Società filosofica italiana, in collaborazione con il Nuovo, il Tomadini, l’università, il Comune, la Rete per la Filosofia e con il sostegno della Fondazione Crup. Renato Miani ha curato il coordinamento per la parte musicale.