Gli incontri filosofici di pnlegge. Report di Eliana Villalta
Il presente vivente della filosofia e la mobilitazione totale
Tra le molte proposte filosofiche dell’edizione 2015 del festival pnlegge, due mi sono sembrate significativamente legate anche se distanti dal punto di vista delle premesse teoriche.
Le presentazioni delle ultime pubblicazioni di Roberto Esposito e Maurizio Ferraris, rispettivamenteLe persone e le cose (Einaudi) e La mobilitazione totale (Laterza) –chiare, brillanti, affollate – hanno fissato la loro attenzione soprattutto sulle questioni “viventi” del nostro presente complesso e in continua mutazione. L’efficacia comunicativa e il sincero e riuscito sforzo divulgativo sono stati elementi di grande pregio filosofico e culturale, in un momento come il nostro in cui la distanza della sfera pubblica dalla filosofia e il desiderio di comprensione delle grandi trasformazioni in atto, faticano a incontrarsi. Ritengo quindi che la scommessa editoriale e di trasmissione compiuta da Esposito e Ferraris, sia non solo riuscita, ma anche ammirevole sul piano di un impegno filosofico e civile niente affatto scontato.
Roberto Esposito decostruisce la dicotomia tradizionale fra le persone e le cose, cercando di ritrovare, attraverso le questioni legate al corpo-oggetto e al corpo-proprio, un duplice varco verso una riflessione sulle biotecnologie e sugli effetti reificanti dell’impianto economico e tecnologico oggi dominante. Declinando la sua riflessione biopolitica in modo originale rispetto ad altri autori – e prendendo pubblicamente le distanze dalla “moda” biopolitica – invita a ricostruire un significato del rapporto fra persone e cose che superi la scissione e possa ricostruire una sfera sociale e politica dotata di altri caratteri rispetto al possesso e al consumo.
Maurizio Ferraris torna sulla questione della tecnica con un intento che è insieme di tipo antropologico e civile, chiedendosi come le nuove tecnologie possano non essere solamente strumenti di controllo, responsabilizzazione, sottomissione e quindi “mobilitazione totale”, per dirla con Jünger, ma anche occasioni per rispondere alla classica domanda “Che cos’è l’uomo?” Dopo aver condotto una fenomenologia delle condotte umane mobilitate dal web e dallo smartphone, soprattutto, afferma che non è l’uomo a rivelarsi in esse, quanto il loro affermarsi e i loro usi a rivelare all’uomo qualcosa di se stesso che emerge proprio nel rapporto fra la sua natura e la cultura. Anche in Ferraris, come in Esposito, c’è una forte attenzione ai saperi biologici, e in particolare alle più recenti versioni scientifiche dell’evoluzionismo, ma mentre il primo vuole mettere in luce in modo nuovo il difficile nodo fra potere- sottomissione e libertà – come dato non naturale, ma azione culturale di autoplasmazione civile – il secondo conclude rilanciando la filosofia e la cultura come pensiero vivente necessario a impedire la semplificazione e quindi la facilità del dominio.
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